La Federal Reserve ha imposto una tregua tra Citigroup e Wells Fargo nella guerra per conquistare Wachovia. Nella notte di ieri le tre grandi banche americane, spinte della Fed, hanno accettato di sospendere ogni azione legale. «Siamo soddisfatti di poter partecipare con la Banca centrale a un processo giusto per trovare una rapida soluzione», ha fatto sapere Citi: la tregua durerà fino a domani a mezzogiorno.
La nuova svolta dà credito alla possibilità di compromessi dopo una escalation del conflitto. Citigroup aveva presentato denuncia presso la Corte Suprema dello Stato di New York per chiedere oltre 60 miliardi di dollari di danni a Wells Fargo e Wachovia, accusate di aver deciso una fusione violando gli accordi esclusivi già raggiunti tra Citi e Wachovia. È stato il governatore della Fed Ben Bernanke, nelle ultime ore e in stretto contatto con il ministro del Tesoro Henry Paulson, ad agire da paciere avviando fitti colloqui tra le parti. L'interesse per un colosso bancario caduto sotto i colpi della crisi del calibro di Wachovia, infatti, può essere incoraggiante. Ma la prospettiva di lunghi scontri preoccupa la Banca centrale, perché aggrava l'incertezza e la fragilità del sistema finanziario. La Banca centrale, secondo il Wall Street Journal, potrebbe favorire un compromesso che spartisca le spoglie di Wachovia (senza ricorrere ad aiuti pubblici): le 3.300 filiali con 339 miliardi in depositi verrebbero divise; quelle nelle regioni occidentali cedute alla californiana Wells Fargo e quelle del nordest a Citigroup. Wells Fargo rileverebbe inoltre le attività di brokeraggio e gestione patrimoniale.
A spingere la Fed a cercare con urgenza di superare l'impasse è anche il rischio che la battaglia danneggi la credibilità del governo: la Fdic, l'agenzia che assicura i depositi, dopo aver facilitato l'operazione con Citi aveva suggerito a Wachovia di prendere in considerazione anche il più generoso rilancio di Wells Fargo. Citi aveva concluso lunedì scorso un'intesa da oltre due miliardi per le sole attività bancarie di Wachovia, ottenendo garanzie federali per coprire significative perdite sui mutui. Pochi giorni dopo Wells Fargo aveva messo in campo circa 15 miliardi senza sostegno pubblico. I nuovi colpi di scena hanno fatto seguito a un fine settimana di grandi – e a tratti rocambolesche – manovre legali tra Wells e Citi, in corti federali e statali. Citigroup, guidata dal Ceo Vikram Pandit, si era rivolta fin da sabato ai tribunali per bloccare quello che considera il furto perpetrato nei suoi confronti da Wells Fargo e dal suo presidente Richard Kovacevich. Inizialmente Citi aveva trovato un giudice di New York, Charles Ramos raggiunto in Connecticut, disposto a sostenere il primo accordo di fusione. Ma Wells Fargo e Wachovia avevano risposto colpo su colpo: si erano rivolte alla corte federale ottenendo un'udienza per oggi. Avevano citato una norma della recente legge di salvataggio dell'alta finanza che, a loro avviso, consentirebbe alle banche ampia flessibilità nelle trattative. Erano poi ricorse a un magistrato d'appello, James McGuire, che domenica notte aveva bocciato la decisione di Ramos, in parte perché un magistrato newyorchese non ha l'autorità per pronunciarsi mentre si trova fuori dai confini dello Stato.
